Maggio rappresenta un mese cruciale e di svolta per moltissimi ex studenti italiani: proprio a partire da questo periodo, infatti, prenderanno il via le prime procedure di riscossione forzata nei confronti di coloro che, negli anni passati, hanno beneficiato di prestiti d’onore, finanziamenti universitari garantiti dallo Stato o di agevolazioni legate al diritto allo studio.
Cosa sono i prestiti agli studenti?
Negli ultimi quindici anni, complice l’aumento delle tasse universitarie e il crescente costo della vita per gli studenti, numerosi giovani italiani hanno scelto di ricorrere a forme di credito agevolato per poter portare a termine il proprio percorso accademico o per garantirsi un posto all’università . Un esempio significativo è rappresentato dai prestiti d’onore garantiti dallo Stato, richiesti da molti studenti.

Altri studenti, invece, hanno optato per finanziamenti con rimborso posticipato dopo la laurea, per accordi tra banche e atenei, oppure hanno usufruito di fondi regionali o europei destinati al diritto allo studio. Spesso, questi strumenti di credito prevedevano un periodo di franchigia, che poteva variare da due a cinque anni dopo il conseguimento del titolo di studio.
Durante questa finestra temporale successiva alla laurea, non era obbligatorio iniziare a restituire il prestito; tuttavia, una volta scaduti i termini previsti, il debito rimaneva attivo e doveva essere regolarmente rimborsato. In caso di mancato pagamento, la pratica poteva essere affidata all’Agenzia delle Entrate Riscossione, con modalità simili a quelle previste per le cartelle esattoriali o per le imposte non saldate.
Perché ora?
Le ragioni che hanno portato all’avvio delle procedure di riscossione sono diverse. Innanzitutto, sono scaduti i periodi di tolleranza per molti prestiti attivati tra il 2015 e il 2020. Inoltre, nuove direttive emanate dal MEF e dal MUR hanno disposto il recupero sistematico di queste somme attraverso procedure automatizzate e più incisive.

Questo significa che le banche sono state incaricate di verificare i dati fiscali e reddituali dei beneficiari, al fine di individuare eventuali inadempienze. Di conseguenza, chi ha usufruito di un prestito studentesco e non ha iniziato a restituirlo, oppure ha saltato alcune rate, riceverà un avviso bonario.
In alternativa, a partire da maggio 2025, potrebbero essere notificate vere e proprie cartelle esattoriali. Nei casi più gravi, si rischia il fermo amministrativo dell’auto o il pignoramento dei conti correnti. Non è necessario percepire un reddito elevato per essere coinvolti: anche chi ha un reddito minimo può essere soggetto a queste misure.
Chi è coinvolto
Molte persone, a distanza di anni, non ricordano nemmeno di aver sottoscritto un contratto di prestito; altri, invece, sono convinti che il debito si sia estinto automaticamente, ma così non è. Per questo motivo, è fondamentale verificare se si sono ricevute comunicazioni dalla banca, dall’università o dall’Agenzia delle Entrate.

Per effettuare questa verifica, è sufficiente accedere al proprio fascicolo fiscale online tramite SPID, così da controllare l’eventuale presenza di pendenze attive. È inoltre possibile rivolgersi direttamente all’ente che ha erogato il prestito, come la banca, i fondi regionali o l’INPS, per conoscere lo stato della propria posizione debitoria.
Se nel frattempo avete cambiato domicilio o residenza e non avete ricevuto alcun avviso a causa del mancato aggiornamento dei dati, la procedura di recupero potrà comunque essere avviata e non sarete esonerati dal pagamento. L’unica soluzione, dunque, resta quella di saldare il prestito ricevuto durante il percorso universitario.
Cosa si può fare?
Vediamo ora alcuni suggerimenti pratici e chi potrebbe essere interessato da queste misure. Prima di tutto, come già sottolineato, è importante verificare la propria posizione debitoria tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate o presso la banca erogatrice. In caso di ricezione di un avviso o di una cartella esattoriale, non bisogna mai ignorarla: si ha infatti il diritto di richiedere una rateizzazione anche per importi contenuti.

Se vi trovate in difficoltà economica, potete presentare un’istanza di saldo e stralcio o di sospensione temporanea del pagamento. In caso di assenza di reddito o disoccupazione, valutate la possibilità di presentare un’autodichiarazione di insolvenza temporanea, che può consentire la sospensione della procedura. Il problema dei prestiti studenteschi, infatti, non è solo di natura economica, ma ha anche importanti risvolti sociali.
Molti ex studenti, ormai adulti, rischiano di trovarsi gravati da debiti consistenti, accumulati e spesso dimenticati nel tempo. È fondamentale non sottovalutare la questione, poiché la nuova ondata di riscossioni forzate partirà da maggio 2025: per questo motivo, è importante informarsi tempestivamente e non farsi cogliere impreparati.